Palazzo Ca' Zanardi Venice, IT
Installation view






(ITA)
GUARDARE LE COSE PRESENTI IN VISTA DI COSE ASSENTI
two video installations
together with Antonia Bonura and Enkelejd Doja
sound performance by Dezroy Adam
text by Lucrezia Calabrò Visconti
2013




(ita)

Guardare le cose presenti in vista di cose assenti" è il risultato di una disposizione del corpo che si mette a contatto con l'ambiente percorrendo la sua periferia. In questo caso si tratta delle zone di alcune isole quasi abbandonate della laguna veneta e della vegetazione che in esse si sviluppa in maniera del tutto auto-poetica. Dal rapporto dei corpi con questo ambiente nascono le immagini. L'immagine è il luogo. "Guardare le cose presenti in vista di cose assenti" è prima di tutto il Lido, l'Isola della Certosa e Forte Marghera. Perché l'immagine possa essere il luogo, e il luogo possa essere quell'immagine, devono venire soddisfatte però alcune condizioni, specifiche e irripetibili - ed è così che l'immagine fotografica si scolla dall'immagine reale, la prima sempre fissa e la seconda costantemente modificata dai processi naturali e dalle scelte umane. Non ci sarebbero state queste immagini se "alla poetica della natura si fosse sostituita quella della mano del giardiniere o di qualsiasi intervento umano" confessano gli artisti che guardano alle varie piante come delle vere e proprie bio-sculture. Per questo motivo la registrazione fotografica del luogo è anche una dichiarazione politica: le "cose assenti" nominate nel titolo sono il futuro, sempre più incerto, dell'ambiente e delle forme di vita vegetali che in esso si sviluppano. Assenti, seppure in evidenza, sono anche le informazioni che ci servono per completare le immagini, che sono precise, nitide, nette, e tuttavia ci vengono date costantemente per sottrazione. Esse sono il risultato di due regimi di visibilità, diurno il primo e notturno il secondo, e quindi anche di due modi diversi di scoprire l'ambiente e far presa sulla sua dimensione immaginifica. Ma così come nella "poetica dell'indefinito" leopardiana, il contenuto della poesia acquisisce l'ambiguità ricercata solo se il linguaggio è utilizzato con precisione millimetrica - nella stessa maniera è preciso il linguaggio fotografico in "Guardare le cose presenti in vista di cose assenti". E' con questo procedimento che l'immagine reale entra in dialogo con l'immagine fotografica, e l'immagine fotografica si confonde con l'immagine mentale. La "siepe" di Leopardi è sostituita dalle forme lacunose che la vegetazione ci lascia riempire, mentre la riconoscibilità nominale delle piante ci è negata dalla nostra stessa ignoranza botanica. Viene da pensare che l'ermetismo della natura venga bilanciato dall'immaginazione umana, e che, viceversa, le scelte della vegetazione non siano casuali ma consapevoli e calcolate. Se supponiamo che anche la natura abbia un'immaginazione, e con questa una sua cultura, possiamo pensare anche che essa sia in sintonia con l'immaginazione umana? "Guardare le cose presenti in vista di cose assenti" dimostra come l'immaginazione umana, quella della macchina e quella della natura possano scendere a patti, per costruire insieme una nuova esperienza dei luoghi tramite l'immagine.




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Still from video
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